lunedì, luglio 09, 2012

Vibranti passioni (Post porno - Part III)


Il mio rapporto personale con Pigalle, il popolarissimo quartiere a luci rosse parigino, vive di due pagine profondamente differenti tra di loro.
Un conto è una traiettoria adolescenziale da diciassettenne in gita, che dentro un sexy shop ostenta una spavalderia da "siamo in 7 compagni di classe e facciamo battute da scaricatori, che non farebbero ridere nemmeno gli scaricatori".
Di chi s'esaltava con poco, vuoi perché un tempo ci si faceva prendere per molto meno, vuoi perché quando si parlava di robe vibranti, automaticamente nelle teste di noi adolescenti d'allora saliva a mente quella fascia elastica che lasciava vibrare i sederi di alcune avvenenti modelle, facendoci entrare in stati d'ipnosi da cui difficilmente ci riprendevamo.
Mentre, ritornando al sexy shop di partenza, quegli strambi oggetti vibranti falloformi erano per noi qualcosa di impensabile. Le donne che lo possedevano erano delle poco di buono, gli uomini che l'acquistavano dei folli che mettevano in gioco la loro virilità, mettendosi a confronto con degli attrezzi infallibili (e utilizzabili persino quando le batterie venivano meno).
A distanza di quasi due decadi il ritorno a Pigalle, è stato ovviamente diverso.
Il vibratore non più visto come un pericolo, ma al più come malizioso compagno di giochi, o, per i più furbi, attrezzo da fare entrare in funzione, quando la stanchezza ha oramai preso piede. 
Fatto sta che Pigalle ancora una volta non mi ha convinto, sarà perché siamo entrati in questo megasexy shop a due piani dove un indelicato commesso come prima scelta ha tirato fuori un bazooka da 6 chili che avrebbe fatto arrossire il signor Citterio in persona, sventolandolo sotto il naso esterrefatto dell'amica che si era gioiosamente prestata a questa visita sopra le righe della capitale francese. 
Lei ha obiettato qualcosa, che non le ho mai chiesto di tradurmi, ma che suonava un po' come "lei mi avrà confuso con il passo del San Gottardo". Insomma, come per i 17 anni, ero uscito fuori dal sexy shop, senza aver fatto acquisti.
Ma Parigi ha sempre una sorpresa in serbo, che si materializza in un negozietto vicino al museo di Pompidou. Due commessi graziosi e gentili, una ragazza ed un ragazzo, e tanti piccoli oggetti vibranti di stile. Persino un ragnetto, che in condizioni di ragni veritieri avrebbe portato alla classica immagine della ragazza in piedi sulla sedia che emette vocalizzi, beh è più o meno la stessa cosa col ragnetto vibrante, con la ragazza stavolta seduta sulla stessa sedia, e con espressione beata.
Insomma un posticino carino e stiloso, che avrei volentieri portato in italia con successo con qualche nome evocativo come "dildo con parole tue". 
Ed infine quell'oggettino piccino piccino, un piccolo cilindretto dai colori pastello, vibrante a dieci velocità. Che sul momento avrei giurato poter erogare velocità normali come: pianissimo,piano, leggero, forte, fortissimo, decimo della scala mercalli, armageddon e così via.
Ed in realtà la cosa si rivelò ben più fantasiosa. Perché man mano che si premeva la punta dell'oggetto, ci si trovava in realtà più un susseguirsi di diversi pattern con combinazioni sempre più complesse fino ad arrivare a robe come: vibra 2 secondi, poi vibra di più, poi smette, poi riprende ancora più forte, poi smette ancora. Ed io penso alla donna, povera donna, mentre mi soffermo su questa velocità cangiante: gode, gode di più, poi smette, poi gode da morire, poi smette, poi gode in maniera andante con brio. Una vera tortura.

In tutto questo, cari lettori, mi piace lasciarvi con questa immagine di me che schiaccio nervosamente il tastino in cima al cilindretto: lo compro, lo compro troppo, non lo compro, ne compro due, non lo compro più, lo compro a rate.
Sharing makes you Sexier!

2 commenti:

Arturo Bandini. ha detto...

Non ho mai frequentato i sexy shop francesi, ma se la tua idea andasse in porto entrerei sicuramente in un posto chiamato "dildo con parole tue". Alla fine l'hai comprato a rate?

Ghirigori ha detto...

Il commesso mi ha risposto così: se lo paghi a rate te lo diamo pian piano, smontato. E davvero, non so se il modello Ikea possa applicarsi al mondo del sex entertainment.