martedì, febbraio 14, 2012

Speciale San V. Insomma quella cosa lì.

E chi mi conosce, sa che metter su una puntata speciale per San Valentino, sarebbe stato probabilmente l'ultimo dei miei desideri.
Non mi considero un single inacidito, anche se è chiaro, questo è il giudizio di me su me stesso, quindi vinco facile. Ma andiamo con ordine, mi trovavo al centro con due amiche ed ad un certo punto, un punto scellerato, dissi. "Hm. Quale potrebbe essere il prossimo argomento?".
Ed io non so. Trovandomi insieme ad amici maschi, probabilmente avrei ricevuto risposte differenti come: "Boh! Parla di calcio. Parla di sesso. Di strafighe! O meglio, potresti parlare per un'ora di strafighe che giocano a calcio. E magari con due tette giganti!".
No, essendo con due belle ragazze, il primo suggerimento fu "San Valentino", così, per partito preso, pur essendo quasi certo del fatto che non fossero per nulla amanti della festività. Ed io risi abbondantemente, come di fronte alla migliore barzelletta, e risi di più di quando mi fu presentata per la prima volta la pessima e vecchia battuta "limone". Sì proprio "limone", quella cui poi si aggiunge "non farà ridere, ma non fa nemmeno cagare". Con la differenza che probabilmente San Valentino non fa ridere, però a me sostanzialmente agevola le funzioni gastrointestinali.
Così risi, e feci loro capire che sarebbe stato impossibile, e loro recepirono il messaggio e mi diedero ragione. Sarebbe stata l'epopea della banalità. Così finimmo a parlare d'altro.
Eppure, maledetta ancora quella domanda, quella sera e quelle due mie amiche.
Perchè nonostante il ridere, l'aver bocciato l'idea, e l'aver parlato d'altro, il pensiero di San Valentino è rimasto ahimè appeso alle mie sinapsi neurali.
Mi son così ritrovato alle due notte, così, per gioco, ad andare su google e scrivere "San Valentino". Google ha un attimo di esitazione. Anzichè completare la frase con alcuni suggerimenti, come fa di solito mi chiede "ma sei pazzo?".
Ma non è il solo: la finestra di firefox comincia a tremare di paura, il PC si mette in posizione d'urto, insomma si crea il panico generale.
Suona il telefono, è Silvia della Teleromp, che alle due di notte stavolta non vuole offrirmi nessun servizio di fonia, ma che promette di pagarmi di sua tasca le prossime sei bollette se prometto di cancellare immediatamente quelle lettere dalla finestrella di google.
Ma io sono cocciuto, e così, sprezzante del pericolo, premo il tasto invio, e nei successivi secondi la vista si annebbia e vedo tutta la mia vita passarmi davanti, dall'infanzia, alla gioventù, fino ad arrivare a quella sera fatale, passando per la prima volta nella quale sentii la battuta "limone".
Ciò che mi si presentò a schermo era persino peggio di ciò che mi ero prefigurato: un universo rutilante di regali cuoriciosi, SPA, percorsi termali, ebook reader, gioielleria varia e genialità kitsch, come lo schiacciabottiglie, e udite udite, formine per fare le uova sode quadrate, l'incubo dei sederi di tutte le galline del mondo. E le immancabili frasi d'amore, anche in versione moderna "L'amore è una mela morsicata rosa tra le parole I e Pad".
Ed è così che voglio immaginarvi, cari innamorati: cumuli di coppiette stipate dentro un bagno turco, recitando poesie non vostre, intenti a far mosse innaturali sul vostro touchscreen, mentre wikipedia vi racconta la storia di San Valentino, e di come sia riuscito a ispirare amore a due giovani nel pieno di un litigio, facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni, che si scambiavano dolci gesti d'affetto. Da questi, riporta testualmente wikipedia, si crede possa derivare anche la diffusione della parola piccioncini.
E su questa citazione crollo, sono a un passo dall'harakiri con una lama a forma di cuore appuntito, e per darmi l'ultimo colpo di grazia prendo un bacio perugina, e mentre il cioccolato entra in circolo nel mio sangue leggo sul fogliettino accluso, l'ultima illuminante frase:
"Alla partita dell'amore ogni bacio è un rigore".

E' stato bello signori, il cuore appuntito mi aspetta.
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venerdì, febbraio 10, 2012

Aero(indis)porti

La pubblicità ci invade, le sue tecniche di persuasione occulte e meno occulte ci travolgono da ogni lato possibile, e non ne possiamo fare a meno. Ma badate bene, non perché creino dipendenza, ma perché in qualche caso semplicemente non possiamo sottrarcene. L'altro giorno in aeroporto, ho stabilito ad esempio un record personale di assoluto pregio. Chi è viaggiatore frequente sa che oltre alla "no fly zone" esiste la "no walk zone", la zona in cui non devi camminare, per non cadere nel gorgo infinito dell'acquisto coercitivo. Parlo dell'area "pubblicità vivente" dell'American Express. In breve: avvenenti e aggressive signorine provano a sobillare gli inermi viaggiatori a suon di offerte per poter propinare una carta american express, gratis il primo anno, ma che già al secondo anno ti leva pure le mutande. Orbene quel giorno di un paio di settimane fa le ragazze del banchetto di American Express erano quattro. Sì, proprio, uno, due, tre, quattro, e giuro non ci vedevo doppio, niente cognac o whisky, ero giusto reduce da una morigerata acqua tonica, bevuta in tutta fretta al baretto locale. E la mia disattenzione mi ha fatto dimenticare la "no walk zone", che di solito evito allungando la traiettoria e passando dietro ai banchi degli imbarchi suscitando le ire delle hostess di terra. La prima americanexpress-girl mi si para davanti, pare voglia fermarmi fisicamente, col suo petto prorompente dicendomi (no, non è il suo petto prorompente che parla, ma credo di aver risposto direttamente a lui) "qual è la sua compagnia di volo?" ed io ho dribblato dicendo "in genere viaggio solo". La seconda mi guarda e mi fa segno "vuole regalate 20,000 miglia?" ed io accelerando il passo e simulando un attacco d'asma improvviso "ma se già dopo 300 metri ho il fiatone". Le ultime due invece uniscono le braccia e formano una barriera umana "Venga con noi le facciamo vedere una cosa!". Insomma diventa una vera e propria partita di rugby dentro l'aeroporto, io con la palla (valigia) che tento di arrivare alla meta (gate) mentre gli avversari (le sirene arpie dell'American Express) tentano di buttarmi giù a suon di slogan. Con la gentile variante, che quando con abilità ed esperienza pluriennale sono riuscito a schivarle, il coro non si ammutolisce del tutto, ma le sirene puntano dritto al tuo complesso di colpa, e continui a sentirle da tergo: "avevo pensato di offrirle 3 trilioni di miglia, ma oramai è già andato via" "non sa cosa sta perdendo, con l'american express, dovunque vada, le donne le salteranno addosso come nespole". Nespole? Insomma, insistono in maniera pietosa, un po' come se a rugby, da dietro ti implorassero piagnucolanti "ti prego non fare quella meta! Sei un cattivone". Ma so già che oramai sono salvo, sorrido a testa bassa, perdurando nella mia disattenzione non noto una signorina dietro un cartello con un TRE gigante che appena le passo accanto mi dice "vuole navigare gratis per tre mesi?" Ma qui non rispondo, con la testa rutilante di battute sulla navigazione gratis, di certo un po' fuori luogo al momento. "Suvvia, abbiamo la chiavetta 3G più cool del mercato" insiste. Ed è a quel punto che gli occhi mi si iniettano di sangue e puntandole in maniera aggressiva una BIC le dico "Donna. E' arrivato l'arrotino". La formula è vincente, la ragazza alza le braccia e fischiettando mi dirigo con la mia palla/valigia, verso la meta/gate.
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