sabato, novembre 17, 2012

Creatività, oggi.


Essere creativi al tempo delle citazioni è davvero dura. Sembra che non si riesca a parlare se non tramite le parole degli altri. Che poi basterebbe citarle in maniera creativa, tutto qui:
"Bisogna avere il caos ed un verme solitario dentro di sé, per partorire una cacca danzante".
Chissà cosa avrebbe detto Nietzsche (contestualmente al suo rotolarsi nella tomba) su questa variazione di tema. 

Creatività è anche dare nuove risposte a vecchi problemi, o inventare nuovi problemi dando vecchie risposte.
L'altro giorno parlavo con una mia cara amica dell'annoso problema della sveglia mattutina. Non ce la faceva proprio ad alzarsi certe volte. Le sveglie, o meglio i telefonini (che hanno oramai sostituto le sveglie classiche) hanno quella fastidiosissima funzionalità che permette loro di cessare di suonare. Un pulsante e click, la sveglia è spenta, tu stai di nuovo dormendo, e tre ore dopo t'accorgi d'esser stato licenziato.
La mia amica (a proposito non farò cognomi, vi posso solo dire che il suo nome fa rima con grAnita) ha avuto un'intuizione assolutamente straordinaria, quasi diabolica. Quella di non svuotare la vescica prima di andare a dormire, e ritrovarsela bella piena la mattina successiva.
Quindi suona la sveglia e tu devi urgentemente andare in bagno se vuoi evitare di fartela sotto, e scansare così un revival bagnato dei tempi della culla. Questa è per me creatività, la sveglia vescica, che potrebbe aprire tantissimi altri scenari, le ciglia degli occhi che in fase di grande seduzione alimentano delle piccole pale eoliche, la rotula che funge da compasso. Ci sarebbe così tanto da fare.

Poi c'è la scrittura, mon amour. Dentro uno scritto tu sei dio, hai la facoltà di creare personaggi che poi magicamente prendono vita. Vi parlo di Ettore. Ettore è un ragazzo di 33 anni di mezza altezza, quindi un quarto di bellezza, stando a quanto si dice in giro. Ettore è impiegato in un'azienda che produce divani in ecopelle. Quando andò a fare il colloquio era ignaro del significato dell'esistenza di questo materiale e mentre aspettava di sottoporsi all'intervista cominciò a declamare ad alta voce "ecopelle figlio di Ecopollo fece un ecopalla di ecopelle di ecopollo". In quel momento fu sorpreso dall'Amministratore Delegato che lo assunse in tronco, senza nemmeno sottoporlo ad un colloquio. 
Ettore amava i film di Totò, le donne in carne, la carne di cavallo. Ed era un gran permaloso. Arrivato a pagina 47 ed avendolo tirato dentro episodi al limite del surreale, come quello in cui durante una pennica illecita su un divano in ecopelle, lui cade giù e si rompe una rotula (che dunque non avrebbe più potuto usare come compasso). Dicevo, a pagina 47 mi si rivolse a tu per tu. "Hai ragione sono permaloso, caro Antonio. Ed ora, e non vuoi che mi metta ad urlare, uno di quegli urli che dura due pagine piene fino all'orlo di vocali maiuscole, GIUSTO? Mi fai prendere 3 giorni di ferie e mi fai incontrare una tipa, una taglia 48, mora, giovane, occhi chiari. Hai capito? Occhi chiari, amicizia lunga."
Sì, perché poi si finisce per diventare amici dei propri personaggi e bisogna anche accontentarli per non correre il rischio che facciano qualche pazzia, che si tolgano la vita prima della fine del romanzo, costringendoti a ricominciare tutto da capo.

Per quanto mi riguarda, e dalla parte del lettore mi son sempre mostrato mostrato un po' snob e di rado ho praticato il principio del "conosci il tuo nemico", così ho sempre evitato accuratamente letture che avrebbero potuto procurarmi tic nervosi, herpes zoster o gonorree variegate. Prendiamo un autore a caso, un Moccia qualunque, che poi vanta milioni di lettori adolescenziali e post-adolescenziali, ha vinto il premio "Torre di Castruccio" nel 2004, e quindi io potrei essere nel torto, nell'avere pregiudizi. Ma non è questo il punto. Se la storia annoia, se ci si trova a combattere con il proprio io per poter continuare a leggere, con un pizzico di fantasia e creatività tutto si può sistemare.
Prendiamo i tre personaggi di 3MSC, un po' acronimo del libro, un po' nave da crociera. Come si chiamano? Babi, Step e Pollo, che già solo i nomi mi stanno sulle balle. Prendiamoli ed anziché calarli nella Roma dei motorini e di Ponte Milvio, li schiaffiamo nella terra di Mezzo di Tolkien. Babi, fighetta che non è altra, è corteggiata dall'hobbit Bilbo Baggins, un hobbit con l'hobby(t) di corteggiare le fighette. Babi è indecisa se far coppia con lui perché se da un lato "Bilbo e Babi" suona davvero bene, dall'altro ha una paura fottuta di cosa avrebbe trovato tra le mutande di Bilbo. Nel frattanto Step, soprannominato così perché amava andare in palestra e fissare i sederi delle orche più disinibite (l'orca troia, starà già pensando il lettore, andando a pescare nella comicità più grassoccia) era uno scostante apprendista mago di Gandalf.
Babi e Step si conoscono al funerale di Pollo, amico di Step, che finisce arrostito dalle fiamme di un Drago delle Brughiere Aride (certo bell'ironia della sorta per un Pollo, quella di finire arrostito). Babi e Step si amano attraverso migliaia di difficoltà ed avventure fantastiche, finché lui non mostra l'Anello di fidanzamento, e lei fugge con Bilbo Baggins, perché l'ha spiato durante una doccia, e s'è accorta d'amarlo alla follia. Step, amareggiato, regala l'anello a Gollum che lo abbraccia commossssso.

Evviva dunque la creatività: chiedo scusa a Nietzsche, a Moccia a Tolkien, ma soprattutto ad Ettore: nonostante le tue desiderata ti ho regalato una tizia bionda, taglia 44, dagli occhi scuri. Ma alla prima cena insieme, consentimelo, non ti ho fatto mancare la carne di cavallo.
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