domenica, agosto 02, 2009

Identità collettiva

Nei momenti di crisi generalizzata i paesi forti tirano fuori gli attributi e mostrano la loro vera identità.
E' vero la crisi economica c'è ancora, nonostante i politici smentiscano ("ne siamo fuori, ne siamo usciti indenni") per poi ammettere che ancora il problema serpeggia ("inflazione a zero, mai così da 50 anni", "ci sarà ancora qualche licenziamento, ma lo stato vi aiuterà, almeno a parole", "decrescita del pil, ma non vi preoccupate, promettiamo più pil per tutti").
Insomma situazione non delle più rosee, soprattutto se consideriamo scene non tanto improbabili come quella del banco salumi e della classica massaia:
- Signora, ecco l’etto di crudo.
- Leggo 104 grammi.
- Sì, ma 4 grammi non sono nemmeno una fetta.
- Avevo chiesto un etto.
- Signora sarà una differenza di due centesimi…
- Avevo chiesto un etto (tirando fuori un coltello a serramanico, e roteandolo, occhi di fuori, all’incredulo commesso).

Ma come dicevo possiamo superare questi momenti creando fiducia ed esportando un'identità comune. E l’identità comune a quanto pare si palesa estrinsecamente in tv, in prossimità del TG dell’ora di pranzo.
A quell'ora io sono generalmente fuori casa, e confesso che la mia televisione è spenta da mesi e tenuta quasi come un cimelio da mostrare agli avventori. Ha persino un tubo catodico, che farebbe gridare allo scandalo un forzato della tecnologia (salvo poi ritrovarsi il tubo catodico, laddove la scienza al momento non ha previsto nulla, ma si sa, è agosto e fa caldo, e siamo tutti più nervosi).
Ma ecco che in un giorno qualunque, dove a pranzo posso finalmente mangiare qualcosa di sano tra le accoglienti mura domestiche, riesco a prendere l’importante decisione di entrare in simbiosi con questa identità collettiva, grazie all’uso sapiente di opportuni spot.
Comincia la Marcuzzi, splendida paladina dei colon irritabili, che salva la sua amica dal gonfiore intestinale - "mi sento gonfia così" indicando il salvagente del figlioletto - poi passa qualche giorno e lei zampetta felice in acqua -"sento che il gonfiore è sparito", apre la valvola del salvagente, sfiatandolo del tutto, e facendo capire agli italiani due cose:

1) Grazie al supporto di una delicata metafora, finalmente riesce a scoreggiare in santa pace.
2) Il figlio affogherà senza salvagente nelle acque-idromassaggio a pochi metri dalla madre scorreggiona.

Per levarsi dall’imbarazzo da situazioni di stitichezza e gonfiore il telespettatore viene proiettato pochi istanti dopo nell’esatta situazione opposta. Un po' come i finlandesi che prima stanno in sauna a novanta gradi, e poi si buttano nel mare ghiacciato. Di fatto “quando la diarrea ti sorprende, sorprendila con Imodium”. Immaginatevela questa diarrea che apre la bocca e dice "santo cielo, arriva il signor Imodium :-O". Soprattutto immaginatela su un piatto di pasta al pomodoro, che smetto a questo punto di mangiare.
Lo stomaco si ribella, la prova d'urto è troppo forte.
Quando tutto sembra calmarsi ed un paio di pubblicità d'auto scorrono sul televisore, ricomincio a mangiare e riacquisto il mio colorito originario.
Ma la questione dell'identità è una cosa seria, non può essere sottovalutata.
Ecco allora che una signora distinta si fa portavoce di una serie di donne dall'aspetto sconsolato, sguardo contrito, quasi sull'orlo di una crisi di pianto: tutte donne affette da un fastidiosissimo prurito vaginale. Sì che io ricordavo che i pruriti femminili, per definizione, non erano così fastidiosi, ma evidentemente mi confondo.
Ed anche la mia nausea torna improvvisamente a farsi sentire, ma decido di resistere stoicamente, anche perché a questo punto sento d'essere sempre più fiero della mia italianità.
Fin quando mi sorprende la pubblicità geniale di Tena Lady, che mi mostra un universo del tutto desueto, fatto di trentenni incontinenti e complessate che ammiccano in un ascensore tra di loro quando il problema sembra finalmente risolto. Qualche tempo addietro questi interventi da fini gourmet pubblicitari avevano per protagoniste donne che avevano superato da un pezzo la mezza età ma credo che oramai la questione dell'identità non ha limiti d'età o di sesso: non si è mai troppo giovani per essere vittima di clamorosi tanfi d'urina.
Su questi ragionamenti, forse a causa della mia vivida immaginazione, che proietta in sensazioni tattili-olfattive quanto visto sul "piccolo schermo" vado in bagno e vomito, quasi certo che negli spot a seguire staranno pubblicizzando delle pillole antinausea.
Insomma, italiani! Popolo di cagatori professionisti, scorreggioni, puzzolenti dalle ascelle pezzate, pruriginosi, unitevi!
A me nel frattanto si è dischiuso un nuovo orizzonte.
- Buongiorno signorina. So che non è gentile chiederlo, ma lei quanti anni ha?
- Ma si figuri, trentatrè!
Inconsapevolmente porto le dita al naso e me ne esco con un:
- Ora devo andare, devo disfarmi di un vecchio tubo catodico.
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