sabato, giugno 07, 2008

Perchè voto Spagna

*) Se dici "chewing gum" nessuno ti capisce (e poi "chicle" è infinitamente più semplice).
Probabilmente c'è un po' di pigrizia nell'apprendimento delle lingue, ma c'è soprattutto un rispetto profondo verso la propria, di lingua, unito ad un forte impegno nel preservarla il più possibile (non sentiremo mai cose del tipo "oh, oggi c'è stato un competence transfer deciso dal mio line manager, nell'ambito di un knowledge development sulla quadruple play").
E poi, onestamente, trovo abbastanza divertente sentire qualcosa come "We are in
E-Spain, and you have to E-start and E-stop the right E-script".
Datemi un altro chicle, per favore, giusto per cominciare a masticare un po' di spagnolo.

*) Nel parolacciario spagnolo i sensi dei vari organi genitali sono invertiti.
Mi piacerebbe importare in Italia ad esempio lo spagnolo "Che figa dici?", in sostituzione del vecchio ed abusato "Che cazzo dici?".
Ma credo che il nostro ministro delle pari opportunità si opporrebbe a tutta forza. Ed io non avrei nessuna possibilità, nè desiderio di oppormi.

*) Raffaella Carrà canta la sua celeberrima "Tanti auguri" dicendo "com'è bello far l'amore da trieste in giù".
In Spagna canta la stessa canzone con questo testo:
"para hacer bien el amor hay que venir al sur" (per fare bene l'amore devi venire al sud).
Per fortuna non esiste nessuna "Liga Norte".

*) Sto in un hotel chiamato Sancho, accanto ad una caffetteria che si chiama Don Chisciotte, e la password per la wi-fi è "Dulcinea"

*) "Atención, estación en curva. Al salir tengan cuidado para no introducir el pie entre coche y andén": è frase che si sente a piè sospinto, quando si viaggia in metro (una fermata su due) e che vuol dire "Attenzione, stazione in curva. Uscendo, fate attenzione a non porre il piede tra la vettura e il pavimento".
Lo spagnolo fa cool. Ho fatto gran colpo su una donna italiana, spacciando questo tormentone per una poesia di Garcia Lorca.

*) Era una calda estate di due anni fa, la prima volta che misi piede in terra madrilena. Ero in prossimità del marciapiede, e non avevo ancora invaso la striscia pedonale. Una macchina mi vede da lontano e frena con garbo e naturalezza, sino a fermarsi. Io attraverso la strada e ringrazio. Più che ringraziare mi scappello, sorrido, continuo a far gesti di riverenza: sono esterrefatto ed assolutamente non abituato a cotanta gentilezza dalle mie parti.

A distanza di due anni, immagino questo signore a tavola con la moglie, quella sera di due anni fa.
"Oggi c'era un pazzo che mentre attraversava la strada, ringraziava e gesticolava come un coglione" avrà detto lui.
"Bah, sarà stato italiano" avrà risposto la moglie, ritornando prontamente a mangiare.
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